lunedì 15 febbraio 2010

MARCO SAMORE':::dj set::SABATO 20 FEBBRAIO




















1h ART di Annamaria Tina

ATTENZIONE!!! LA PERFORMANCE DI ANNAMARIA TINA PREVISTA PER GIOVEDI' 18 FEBBRAIO:::::::E' STATA RIMANDATA A ::::::::::::::GIOVEDI' 25 FEBBRAIO::::::fragilecontinuo e l'artista si scusano

venerdì 12 febbraio 2010

ERNESTVIRGOLA presenta MICHELE RISI + interventi musicali di Tronca dei Trabant Mobile

venerdì 12 febbraio, ore 21.30
michele risi live @ fragilecontinuo
aperitivo dalle 19.00

secondo appuntamento di
quasi quaderno 2010
è una rassegna che nasce dall'esperienza dell'etichetta indipendente ernestvirgola, attiva soprattutto nel campo del fumetto, e della casa lettrice malicuvata.
Unisce due spazi, la galleria d'arte Fragilecontinuo e l'enolibreria Zammù, e due tipologie di pubblico, gli appassionati d'arte e gli appassionati di letteratura, per portare la letteratura ultra contemporanea nei luoghi dell'arte e il fumetto d'autore nei circoli letterari.


Ernestvirgola dice di Michele Risi:
Michele Risi è un ragazzo che se lo incontri per strada pensi che abbia fatto nuoto perchè ha le spalle larghe ed è ben piantato, conoscendolo meglio si scopre che è uno con tutto un suo mondo ma così di primo acchito vi potrebbe ingannare, potreste essere portati a considerarlo lo stereotipo del ragazzo emiliano: carino, solare, sorridente, piacione, con quell'accento inconfondibile. E non è uno che magari ha studiato al liceo classico o ha una laurea in lettere moderne. Diciamo che non sembra proprio il tipo che scrive poesie. a sentir lui all'inizio non sapeva neanche che quello che scriveva erano poesie. e invece sono poesie, ed è impossibile non ritrovare un po' di se stessi in quello che scrive lui, racconta proprio di noi e del nostro mondo di oggi: riesce a parlare in modo profondo e vibrante anche del messaggio preregistrato della segreteria telefonica di un cellulare! L'ultimo scetticismo era proprio legato a quel suo accento così tipicamente emiliano, scetticismo che è caduto dopo aver visto un suo reading, voce e interpretazione migliore non ci potrebbero essere. Il suo accento dà calore e sapore di quotidianità alle parole. In più gli interventi musicali di Tronca dei Trabant Mobile sottolineano la verve tragicomica delle sue opere. da non perdere!

per l'occasione l'ernestcatering preparerà dei favolosi
GINGERBREAD MEN di San Valentino!!!

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martedì 2 febbraio 2010

MOSTRA LA TUA FERITA un’installazione di Marcello Tedesco

FRAGILECONTINUO presenta:

MOSTRA LA TUA FERITA
un’installazione di Marcello Tedesco

dal 6 febbraio ore 19

VERNISSAGE + APERITIVO


L’installazione presentata è composta da una serie di ritratti fotografici. Ogni scatto mostra la stessa inquadratura (a mezzo busto) e la medesima ipostazione di luce (al neon). Come è evidente, il linguaggio è ridotto a termini elementari e precisi. Questo sembra alludere ad una sorta di annientamento dell’autore, il quale, non solo è disposto in maniera neutra (ne-uter: né l’uno né l’altro) davanti ai soggetti ritratti, ma è anche privo della volontà di interpretarli. In ciò sembra essere confermata l’impostazione documentaristica dei suoi ultimi lavori. Difatti Mostra la tua ferita è nato poco dopo le riprese di un film documentario (Fare l’anima, l’anoressia di Marta, distribuito da Documè), in cui è raccontata la vicenda di una giovane donna anoressica, che dopo un lungo periodo di degenza riconosce infine il valore positivo e fondante della (sua) ferita.
Come nel film documentario così anche in queste immagini c’è una sorta di mutismo. Pur mostrandosi nella loro evidenza, esse rimangono infatti nascoste e remote. La loro fissità sembra così voler indurre chi le guarda a compiere da sé la sua indagine, a formulare la domanda da cui forse potrà aprirsi una prospettiva di senso. Solo che nel corso dell’indagine l’osservatore inquirente, nel momento stesso in cui rende il suo sguardo più acuto, è sospinto senza avvedersene verso la propria ferita. Le immagini, nella loro silenziosa derelizione, lo hanno indotto a riconoscere, al di là di ogni rimozione, dapprima la sua ferita, e poi il valore fondante che questa esercita sia per il linguaggio che per il comportamento. L’autore afferma: «Io stesso ho dovuto essere educato a guardare ed ad accettare quei volti e quei corpi. Questa educazione è simile a quella dello scalatore che deve prepararsi a sopportare un clima rigido, una continua e progressiva mancanza d’ossigeno, per abituarsi infine a poggiare gli occhi solo su una distesa di deserto bianco. Come è noto, questo genere di escursione è ricco di pericoli, non ultimo quello di morire assiderati per aver smarrito la via o gli strumenti che rendono possibile la scalata».
Con questa similitudine non priva di ironia l’autore tratteggia i termini di un lavoro che appartiene, come lui stesso, ad una realtà del tutto marginale, che rimane come tale sottratta agli occhi dei più (sani).
Chiude il percorso espositivo un libro in edizione limitata edito dalla Monks Monkeys Economy Press.